LA SEZIONE ANPI APPIO

La sezione Anpi Leonardi-Spunticcia, nota come Anpi Appio, nasce ufficialmente il 12 marzo 2012, ed è ora, nel territorio del VII Municipio...

1943. LA RESISTENZA NELL'APPIO: AZIONI E PROTAGONISTI

SETTEMBRE 1943 


8 settembre 
L’Armistizio

9 settembre 
In piazza Tuscolo una squadra Matteotti, comandata dal tenente colonnello Enrico Di Pietro, attacca i tedeschi mettendo in fuga una pattuglia nazista e uccidendo il suo comandante.  
Soldati e tranvieri dell’Atag si scontrano con i tedeschi presso S. Croce in Gerusalemme.
Squadre Matteotti combattono alle Capannelle, Alberone, via Appia Nuova e a San Giovanni.
 
10 settembre 
Il generale Roatta, Capo di Stato Maggiore, prima della sua fuga, si premura di emanare un ordine, che si dimentica di firmare, con cui la difesa di Roma doveva cessare per evitare danni.
Ma i combattimenti continuano, in una ridda di ordini e contrordini. 
All'alba, viene ordinato agli italiani di arrendersi mentre si continua a combattere a Porta San Paolo, a Testaccio, a San Giovanni.  
Gli  ingressi delle mura sono stati bloccati dai tram messi di traverso dai tramvieri, nella zona di Santa Maria Maggiore sino a Via Nazionale.
Infuria la battaglia alla Montagnola e la popolazione cerca armi. 
Cencio Baldazzi (GL) ed altri antifascisti distribuiscono armi a San Giovanni e al Colosseo. 
Anche a Porta San Giovanni i cittadini si uniscono ai combattenti, soccorrendo anche i feriti. 
Nel pomeriggio gli ultimi nuclei di resistenza si battono ancora a Testaccio, a Porta San Paolo. 
Ma anche a San Giovanni, davanti alla Ambasciata tedesca, in piazza dei Cinquecento dove si sono rifugiati centinaia di tedeschi, in buona compagnia di spie e collaboratori. 
Scontri a fuoco anche a San Saba, alla Passeggiata Archeologica, a via Sannio, a via La Spezia, a largo Brindisi, a Santa Croce in Gerusalemme.
Nel pomeriggio, alle 16,30 a Frascati, il generale Giaccone e il generale Siegfried Wesphal[1] firmano l’atto di resa della città[2]. 
Roma viene riconosciuta dai tedeschi -  e sarà un ulteriore inganno da parte tedesca - “CITTÀ APERTA”[3] ma le armi devono essere consegnate all’occupante.
Il 15 agosto 1943, Badoglio aveva dichiarato, unilateralmente, Roma “Città aperta”, L’ultima battaglia avviene alla stazione Termini e dura 4 ore, dalle 16 alle 20.
Il quotidiano “Il Lavoro italiano” annuncia la costituzione del CLN e l’appello agli italiani. Sarà l’unico numero pubblicato di questo giornale.

11 settembre 
Il generale Calvi di Bergolo, governatore di Roma, emette l’ ordinanza n.1 con cui ordina il cessate il fuoco e  definisce Roma “Città aperta”, presidiata dalle forze regolari del Regio esercito italiano. 
Lo stesso giorno il generale Kesselring, comandante in capo tedesco, solo poche ore dopo l’ordinanza di Calvi di Bergolo, proclama Roma e l’Italia centrale e meridionale “territorio in stato di guerra e quindi soggetto alle leggi militari germaniche”. 

[1] Generale, primo comandante militare della piazza di Roma. Nel dicembre 1943 sostituito dal generale Kurt Maeltzer.  Morto in battaglia in Romania.
[2] Kesselring aveva fissato alle ore 16,00 il termine entro cui doveva essere firmata la resa. Se così non fosse stato i tedeschi avrebbero fatto saltare gli acquedotti e le condutture del gas nella capitale.  Visto il ritardo da parte italiana, era già stato ordinato  ad una squadra aerea tedesca di bombardare Roma 
[3] Il 15 agosto 1943, Badoglio aveva dichiarato, unilateralmente, Roma “Città aperta” ,senza alcun assenso da parte degli angloamericani e del comando germanico. Veniva quindi dato ordine alle contraeree della zona di Roma di non ostacolare il passaggio di aerei nemici sulla città; di traferire le sedi dei comandi italiani e tedeschi e delle loro truppe; di trasferire le industrie belliche e di non utilizzare il nodo ferroviario a scopi militari.
 
12 settembre 
Viene liberato Mussolini dai tedeschi, Kesserling ordina misure drastiche contro gli italiani che non collaborano.
Il tenente colonnello delle SS, Herbert Kappler, stabilisce in via Tasso, già sede dell’ufficio culturale dell’Ambasciata tedesca, la sede della Gestapo e delle SS di Roma e del Lazio. 

14 settembre 
Il generale Calvi di Bergolo emana una nuova ordinanza con cui si dispone la tassativa consegna delle armi da guerra entro la mezzanotte, altrimenti fucilazione.
Hitler afferma: “La sorte dell’Italia dovrà essere una lezione per tutti!”
Attacco a mezzi tedeschi sull’Appia Nuova.
La razione di carne viene sostituita con le uova e il gas sarà erogato solo per alcune ore al giorno. 
 
18 settembre 
Il generale Kesselring ordina di “mettere a disposizione 60.000 lavoratori di sesso maschile”[1].
Da Monaco Mussolini annuncia la nascita della RSI. Kappler, farà sapere al Quartier Generale di Hitler che: “L’annuncio della rifondazione del Partito fascista da parte di Mussolini ha destato scarsa impressione nella popolazione romana”. 

[1] Archivio Centrale dello Stato, in: RSI-Segreteria del capo della polizia 1944-1945.
 
20 settembre 
Ordinanze nazifasciste impongono il richiamo alle armi, il lavoro forzato e la fucilazione per chi non consegna armi. Solo in pochi si presentano per il lavoro in Germania.
 
21 settembre 
Mentre escono dal Liceo Augusto, fascisti vengono attaccati dai partigiani delle squadre “Matteotti”.
 
24 settembre 
Gruppi partigiani si scontrano con la polizia fascista nella zona di San Giovanni e di piazza Fiume 
 
26 settembre 
Kesselring, infuriato per il fallimento del bando per il lavoro in Germania, ordina che gli vengano messi a disposizione 30.000 lavoratori entro il 5 ottobre.
Kappler convoca nel suo ufficio di Villa Wolkonsky il presidente della Comunità israelitica di Roma, Ugo Foà, ed il  Presidente dell’Unione delle Comunità Dante Almansi, intimandogli la consegna, entro 36 ore, di 50 chilI d’oro. 
Se ciò non avverrà, 200 capifamiglia ebrei verranno deportati. 
L’oro verrà consegnato ma ciò non eviterà la razzia del 16 ottobre 1943.

30 settembre 
I tedeschi  invitano i soldati italiani ed i loro ufficiali ad arruolarsi, presentandosi alla caserma dei Granatieri di S. Croce in Gerusalemme, per combattere, sotto il loro comando, contro gli Alleati.
“La Primula rossa del Vaticano”, il monsignore irlandese Hugh O’Flaherty organizza la “Giunta tripartita” con lo scopo di nascondere prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento. 
Con lui collaborano l’ambasciatore inglese presso la Santa sede, Sir D’Arcy Osborne e il conte Sarsfield Salazar.

OTTOBRE 1943

7 ottobre
Vengono rastrellati i Carabinieri e più di 1.500 carabinieri vengono deportati in Germania.

8 ottobre
Il Maresciallo d’Italia, generale Rodolfo Graziani[1] fa affiggere sui muri della capitale un bando per ingaggiare operai, promettendo una paga giornaliera di 12.50 lire

10 ottobre
Chiodi a quattro punte vengono disseminati sulle vie Appia, Casilina, Tuscolana, Ardeatina e Laurentina.
Si costituisce il primo nucleo del Fronte Clandestino Militare della Resistenza dei Carabinieri, al comando del generale Filippo Caruso. 
Capo di Stato Maggiore il maggiore Ugo De Carolis.

15 ottobre
Dai muri di Roma vengono strappati i manifesti tedeschi che incitano all’arruolamento volontario degli operai. 
Vengono licenziate le maestranze del Poligrafico dello Stato.

16 ottobre
Rastrellamento degli ebrei romani. 
La “Razzia del Ghetto” inizia alle 5.30  attorno a via Portico d’Ottavia, via Arenula e Teatro Marcello. Anche nel resto della città inizia, in tutte le 26 zone operative in cui il comando tedesco l’ha divisa,  la “caccia all’ebreo”.

17 ottobre
Lungo le vie consolari, con i chiodi a quattro punte vengono bloccate le autocolonne tedesche. 
È questa la prima volta che, in Roma, vengono utilizzati questi chiodi[2]. 
L’idea era stata di Lindoro Boccanera che li aveva notati al Museo Storico dei Bersaglieri a Porta Pia. 
Utilizzati dagli austriaci nella prima guerra mondiale. 
I chiodi vengono realizzati dapprima dal fabbro Enrico Ferola, a Trastevere.
I giornali pubblicano un comunicato tedesco che minaccia pesanti ritorsioni nei confronti delle persone che abitano lungo le strade in cui avvengono sabotaggi.

23 ottobre
Alla stazione Tuscolana viene danneggiato un treno merci.
Nel corso di una azione di sabotaggio dei posti di blocco sulla Tuscolana vengono arrestati i fratelli Giovanni e Carlo Lucchetti.

26 ottobre
Viene razionato il sale.

NOVEMBRE 1943

7 novembre
Vari quartieri - In occasione dell'anniversario della Rivoluzione d'ottobre,  i GAP tengono comizi lampo a piazza Fiume, quartiere Salario. 
Interviene Franco Calamandrei, in pieno centro storico a largo Tassoni con Mario Leporatti e presso San Giovanni in Laterano con Carlo Salinari (Spartaco).
Lillo Pullara partigiano di Bandiera Rossa innalza una bandiera con la falce e martello su un edificio presso l'Alberone, nel quartiere Appio-Latino.
In via Dacia viene arrestato Eugenio Messina. 
Nella sua abitazione vengono rinvenuti una pistola, alcune bombe a mano, una copia de “L’Unità” e buoni per una sottoscrizione a favore del PCI. 
Messina verrà fucilato a Forte Bravetta, il 4 marzo 1944.

8 novembre
Viene ordinata la chiusura dei negozi alle 17,30.

13 novembre
Dopo la sospensione del 15 settembre, viene ripresa dall’Annona la distribuzione settimanale di 100 grammi di carne.

DICEMBRE 1943

3 dicembre
Squadre Matteotti attaccano la sede della polizia fascista in via Domodossola.

6 dicembre
Mentre distribuisce volantini in via Cola di Rienzo, davanti al cinema Principe, viene arrestato Romolo Iacopini, un operaio della Scalera Film, aderente a Bandiera Rossa, fucilato a Forte Bravetta il 2 febbraio 1944. 
Nei cinema di piazzale Appio, di piazza Tuscolo, e in altri locali della città, vengono lanciati manifestini di Bandiera Rossa. 
L’azione è diretta dal socialista Antonio Poce.

7 dicembre 
I gappisti e partigiani delle formazioni dei Castelli e dell’Appio Tuscolano disseminano chiodi a quattro punte lungo le vie Appia, Nettunense e Ardeatina.

8 dicembre
Attacco con bombe a mano ad una autorimessa requisita dai repubblichini, in via Albalonga. 
Molti mezzi tedeschi incendiati, danneggiati e distrutti.

12 dicembre
I GAP, nella notte, tolgono tutti i cartelli stradali sulle vie Casilina, Prenestina e Tuscolana.
I fornai ricevono l’ordine di panificare a giorni alterni.
Il coprifuoco viene, come conseguenza dell’azione dei Gap al cinema Barberini, portato dalle ore 22 alle 19.

20 dicembre
Il Comando tedesco ordina che il coprifuoco inizi alle ore 17 e duri fino alle 7 del mattino. 
Vengono arrestate circa 1.000 persone, già schedate come sovversive.
Le squadre Matteotti di Gioacchino Basilotta riescono ad impossessarsi di armi, sottraendole da un vagone in sosta alla stazione Tuscolana. 
Scontro a fuoco con i tedeschi e incendio del treno.

21 dicembre
Viene proibito l’uso delle biciclette dalle 17 fino al mattino.

22 dicembre
Viene vietato il cambio di domicilio senza precisa autorizzazione. 
I portieri degli stabili vengono resi responsabili dell’osservanza del divieto[3]. 
Qualora non osservassero l’ordine per loro è prevista la deportazione in Germania.

24 dicembre
Ordinanze tedesche di richiamo alle armi, pena la morte o  al lavoro.
Azione di Mario Fiorentini che attacca Regina Coeli in bicicletta.
A seguito di questo ennesimo attacco, il comando tedesco ordina a militari e polizia di aprire il fuoco contro ogni ciclista che non si fermi immediatamente all'alt.
Poco dopo viene totalmente vietato ai civili l'uso delle biciclette.

27 dicembre
Sulla Tuscolana, con chiodi a quattro punte  vengono bloccati due autocarri tedeschi.

28 dicembre
Bombardamenti alleati sulla Tuscolana e Centocelle. 
Vittime all’Arco di Travertino e mitragliata l’osteria di Carlo Carra, ove muoiono 10 clienti.
Vengono affissi manifesti per il censimento della popolazione.

29 dicembre
A seguito dell’azione di Mario Fiorentini del 28 dicembre, sui muri di Roma appare un manifesto con cui il Comando Germanico proibisce l’uso di qualsiasi tipo di bicicletta. 
Si sparerà ai trasgressori, anche senza preavviso e le biciclette verranno requisite senza diritto a risarcimento. 
Applicando una rotella alle biciclette, i romani le trasformano per evitare la proibizione.
Viene disposto il coprifuoco dalle 22 alle 4 del mattino.
Censimento degli abitanti di Roma.

[1] Rodolfo Graziani (1882-1955). Generale. 
Vicegovernatore della Cirenaica (1930-1934), Governatore della Somalia Italiana (1935-1936), Vicerè d’Etiopia (1936-1937), Capo di Stato maggiore del Regio Esercito (1939-1941), Governatore Generale della Libia (1940-1941), Ministro della Difesa nazionale e della produzione bellica della Repubblica Sociale Italiana (RSI). 
Inizia il suo percorso militare nel plotone allievi ufficiali del 94° Fanteria a Viterbo.  Nel 1906 ufficiale nel Primo Reggimento Granatieri di Roma. 
Nel 1908 destinato in Eritrea. Decorato al Valor Militare nella prima guerra mondiale. Colonnello nel 1918 a soli 36 anni. Nel 1931 protagonista della repressione in Libia. 
Nel 1935-1936 al comando delle operazioni militari contro l’Abissinia, durante le quali vengono usati per la prima volta i gas asfissianti, iprite e fosgene. 
Viene nominato Maresciallo d’Italia e marchese di Neghelli. 
Nel 1938 il suo nome appare tra quelli dei firmatari del “Manifesto della razza”. Tornato in Libia battuto dalle forze britanniche, viene destituito da Mussolini l’11 dicembre 1941. 
Entra, alla sua costituzione, nella RSI e ne diventa ministro, con l’appoggio del plenipotenziario tedesco Rahn. 
Certamente non stimato da Mussolini che affermò di disprezzarlo, come risulta dal Diario di Galeazzo Ciano. 
Il 29 aprile 1945 si arrende, a Milano, al IV° Corpo d’Armata statunitense. Viene imprigionato  in Algeria e poi a Procida. 
Il 5 giugno 1948 inizia un processo nei suoi confronti e viene condannato a 19 anni di carcere, di cui 17 condonati. Nel 1952 si iscrive al Movimento Sociale Italiano (MSI). 
Muore nel 1955 a Roma. 

[2]  Qualche giorno prima erano stati usati ai Castelli Romani.

Bibliografia
Majanlahti A.- Osti Guerrazzi A.,  Roma occupata 1943-1944, Il saggiatore, 2010. 
Mogavero G.- Parisella A.,  Memorie di Quartiere , EDILAZIO, 2007. 
Pavia A (a cura di)., Resistenza a Roma. Una Cronologia, 2014. 
Sansone R., Relazione a Roma per la medaglia d’oro a Centocelle, Anpi, 2018.
Testimonianze e fonti orali  provenienti dai protagonisti della Resistenza politica, religiosa, civile, militare nell’Appio in una coralità di voci, di sacrificio e di impegno

Sitografia
https://www.resistenzaedemocrazia.it/cronologia/resistenza-a-roma-una-cronologia-a-cura-di-aldo-pavia/
https://www.patriaindipendente.it/
http://appiotuscolano.blogspot.com/2010/08/ancora-combat-filmancora-via-appia-san.html